Il portiere della Fiorentina David De Gea si racconta a Repubblica nell'articolo a firma di Matteo Dovellini. Vi proponiamo un breve estratto, potete leggere la versione integrale sulle pagine del quotidiano on line o in edizione cartacea - La Repubblica intervista a De Gea
Ma come ha iniziato a giocare?
“Da bambino per strada, poi col Fútbol Sala. Ero più veloce ma anche un po’ ‘loco’. Poi un giorno mio padre, che era stato un portiere, mi comprò una porta e iniziai a tuffarmi”.
La solitudine dei numeri uno, conosce questa sensazione?
“Tante volte mi sono ritrovato da solo. Il portiere è differente in tutto. Da piccolo se prendevo un gol sentivo il giudizio di chi era sugli spalti, cercavo gli occhi di mio padre. Poi il passaggio dalla porta a 7 a quella regolare. La guardavo, mi sembrava enorme: non ci si rende conto di quanto lo sia a quell’età. Adesso sono cresciuto, maturato. Ma la porta è sempre grande e il pallone a volte piccolo”.