Nessuno si aspettava che un semplice gioco diventasse la passione di un popolo, pochi credevano che un pallone calciato in rete avrebbe scatenato l’entusiasmo di generazioni, tutti i cuori viola, adesso, battono per i miti, le leggende e gli eroi della Fiorentina.
Dal calcio storico alla nascita della Fiorentina
«Ma che gl’inglesi…il calcio s’è inventato qui da noi». Può bastare questa frase del cantautore Lorenzo Baglioni, a riassumere lo spirito con cui il gioco del pallone viene vissuto all’ombra di Palazzo Vecchio. Niente di più serio e più appassionato, fin dalle sue origini. Certo il calcio storico, o calcio fiorentino, con origini tardo medievali e sviluppi fino ai nostri giorni è un’altra cosa, ma il dna del gioco del pallone ha nella sua doppia elica tante componenti create sulle sponde dell’Arno.
Codificato nella seconda metà dell’800 poi in Inghilterra con regole chiare e la costituzione delle prima leghe sportive e importato poi in Italia.
Nel 1898 nasce il Florence Football Club, che subito attribuisce a Firenze l’antica e nobile origine di questo sport e, tra la fine del 1912 e l’inizio del 1913, si formano le sezioni calcio delle due più gloriose e antiche società sportive cittadine: il Club Sportivo Firenze, sorto nel 1870 come sodalizio dedicato al ciclismo, e la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas, nata nel 1877 e consacrata alle arti della ginnastica.
Dopo la Grande Guerra, che interrompe le attività calcistiche, le due squadre danno vita a un acceso dualismo che viene spento il 29 agosto del 1926 quando il marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, presidente del Club Sportivo Firenze, persuade i soci dei due club a fondere le rispettive sezioni calcio nell’Associazione Fiorentina del Calcio. Quel giorno nasce la Fiorentina.
I primi campionati, la prima maglia e il colore viola
La ‘prima’ Fiorentina nel 1926/1927 gioca allo stadio di via Bellini, l’allenatore è ungherese Károly Csapkay, il difensore magiaro Árpád Posteiner è il primo straniero della Fiorentina.
Protagonista assoluto di quella prima stagione ufficiale è Rodolfo Volk che realizza 11 reti tra cui anche il primo gol ufficiale della Fiorentina nello stadio di via Bellini il 3 ottobre 1926 contro il Pisa, partita che si conclude con un 3-1 per i gigliati.
Il 22 settembre 1929, la Fiorentina inaugura la nuova divisa di colore viola (nessun lavaggio sbagliato, contrariamente a quanto narra la leggenda, ma la voglia del presidente di indossare una divisa simile a quella dell’Ujpest), in occasione di un’amichevole contro la Roma.
Nel 1930 arriva il primo posto a pari merito con il Bari e la prestigiosa promozione in serie A.
Inno Viola, il nuovo stadio e l’Artillero
Nel 1931-32 la Fiorentina arriva alla ribalta nazionale grazie al suo bel gioco, allo splendido stadio e a quel gruppo di giocatori che stanno diventando campioni. Tra questi si ricorda l’uruguaiano Pedro Petrone detto “Artillero” il quale, con 25 reti in 27 partite giocate, contribuisce a portare la Fiorentina al quarto posto in classifica.
Il 13 settembre 1931 l’amichevole con l’Admira Vienna (vinta per 1-0) inaugura ufficialmente lo stadio Giovanni Berta (che poi diventerà Stadio Comunale e quindi Artemio Franchi) creatura dell’ingegner Nervi: per l'occasione il pallone viene lanciato dal cielo dal celebre aviatore fiorentino Vasco Magrini, libratosi appositamente in aria con il proprio biplano “Ciabatta”.
Il 22 novembre 1931, prima della partita casalinga contro la Roma, risuonano per la prima volta le note di quello che da quel giorno sarà l’inno della Fiorentina: “Canzone Viola”, composto da Marcello Manni e Marco Vinicio e reso intramontabile da Narciso Parigi.
La prima Coppa Italia
Nel 1939 la Fiorentina ritorna nella serie maggiore sotto la direzione del tecnico austriaco Rudolf Soutschek e nel 1940, con una squadra ben rinforzata sotto la guida del tecnico Giuseppe Galluzzi, vince il suo primo trofeo.
In Coppa Italia batte il Milan per 5-0 e la Lazio per 4-1, poi in semifinale supera la Juventus con doppietta di Celoria e gol di Baldini e arriva alla finale contro il Genova 1893.
Il 16 giugno 1940, allo stadio Giovanni Berta di Firenze, la rete di Celoria al 26’ mette fine alle schermaglie iniziali, mentre il portiere Griffanti salva il risultato a poco meno di dieci minuti dal termine.
Dopo il quinto posto nel campionato misto del centro sud 1945-46, nel primo vero campionato del dopoguerra (1946-47) la Fiorentina paga le difficoltà di una difesa che non va e il cambio di ben tre allenatori. Un'annata sofferta ma che sarà la base per una crescita costante e sicura.
A dare il via alla ripresa è l'arrivo di Luigi Ferrero come direttore tecnico, il quale, nel 1947-48 con Ferruccio Valcareggi e il bomber Galassi, conquista il settimo posto in classifica. Nella stagione successiva, funestata nel maggio 1949 dall’immane tragedia del Grande Torino, la Fiorentina chiude il campionato all’ottavo posto.
Si forma la squadra scudetto, nel cielo spuntano gli UFO
L’inizio degli anni ‘50, superato il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale, è per la Fiorentina l’inizio di un lungo lavoro di costruzione di una squadra che vincerà il primo storico scudetto.
Alla squadra si uniscono Giuseppe Chiappella, prelevato dal Pisa, che diventa subito uno dei cardini della formazione, l’esperto Rosetta ed i giovani Cervato e Magnini. Nel 1952-53, con l’arrivo in panchina di Fulvio Bernardini e l’inserimento di Armando Segato e Maurilio Prini, prende forma un assetto che si rivelerà vincente grazie agli innesti nella stagione seguente del centravanti Giuseppe Virgili e del portiere Giuliano Sarti. Tra i prodromi dello scudetto che sarà e di un blocco vincente, nell’autunno del 1954, durante un’amichevole contro la Pistoiese allo stadio Comunale, gli sportivi presenti sono testimoni di uno dei più famosi avvistamenti di UFO sul cielo di Firenze. A bocca aperta guardando verso il cielo ci sono anche i giocatori delle due squadre mentre luci globiformi e strani filamenti cadono dal cielo. Allucinazione collettiva o evento inspiegabile? Di sicuro i marziani diventeranno presto quegli undici viola del primo storico tricolore.
1956 - Il primo scudetto
Dopo il successo di misura sul Padova, arriva la prima vittoria esterna con un 4-0 a Torino contro la Juventus, gara che vede Julinho e Virgili affinare la loro intesa e una rete di Ardico Magnini da incorniciare, dopo una corsa solitaria di settanta metri per battere di potenza. Il pareggio di Vicenza consegna alla Fiorentina la vetta della classifica, seppure in coabitazione con l’Inter. Una settimana più tardi il 2-0 inflitto al Torino proietta i viola da soli al comando. Non si fermeranno più.
Memorabile il successo di San Siro contro il Milan, con le reti di Montuori e di Virgili nel giro di un minuto, dove la Fiorentina, dimostra di essere nettamente superiore ai rossoneri.
Il giorno di San Silvestro la Fiorentina batte 4-2 il Napoli sul neutro dello stadio Olimpico di Roma, con la prima diretta televisiva di una partita di calcio.
Non ci sono passi falsi fino al 6 maggio del 1956 quando, con il gol di Julinho, sesto ed ultimo personale nella stagione, la Fiorentina pareggia a Trieste e conquista matematicamente il suo primo, meritatissimo scudetto con ben cinque giornate di anticipo.
Questa la storica formazione viola che, costruita dal presidente Enrico Befani e guidata dall’allenatore Fulvio Bernardini, regala a Firenze il primo tricolore: Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini. E poi a disposizione Toros, Bartoli, Carpanesi, Mazza, Orzan, Scaramucci e Bizzarri.
1957 - La Finale di Coppa Campioni
La conquista del primo titolo di campione d'Italia permette alla Fiorentina di iscriversi alla seconda edizione della Coppa dei Campioni. Il torneo, al suo esordio, ha avuto un tale successo che anche i blasonati fondatori del football, gli inglesi, assenti alla prima edizione, decidono di parteciparvi con la squadra del Manchester United. Dopo aver eliminato in sequenza gli svedesi del Norrköping, i campioni svizzeri del Grasshopper Club Zürich e gli jugoslavi della Crvena Zvezda (Stella Rossa di Belgrado), la Fiorentina è la prima squadra italiana a disputare una finale di Coppa dei Campioni.
Il 30 maggio 1957 la Fiorentina gioca al Santiago Bernabeu davanti a 125.000 spettatori contro il Real Madrid del fortissimo Di Stefano. I viola giocano una grande partita e chiudono sullo 0-0 il primo tempo. Al 69' però, Mateos si invola nel centrocampo viola, spaccando letteralmente in due la difesa avversaria e avviandosi uno contro uno verso Sarti, Magnini lo insegue e lo sgambetta fuori dall'area, ma l'arbitro non ha dubbi e fischia un calcio di rigore; inutili le proteste viola, Di Stefano va sul dischetto e segna il gol dell'1-0. I viola si lanciano disperatamente in avanti alla ricerca del pari, ma il Real può difendersi e ripartire in contropiede, cosa che fa al 76' con Gento, il quale arriva indisturbato davanti a Sarti e lo batte per il gol del 2-0 che chiude l'incontro: le merengues hanno vinto la loro seconda Coppa dei Campioni. All'indomani la stampa locale sarà prodiga di lusinghieri commenti sulla prova dei campioni d'Italia, dimostratisi all'altezza del grande evento.
1957-1961 - Due di Coppe – in Europa la Fiorentina fa la storia
L’anno successivo la squadra conferma le sue potenzialità e lotta testa a testa con la Juventus che vincerà il campionato. Dopo qualche pareggio di troppo sarà ancora secondo posto.
Nel 1958 a Fulvio Bernardini subentra l’ungherese Lajos Czeizler, teorico del calcio offensivo, che dà vita a una delle squadre più spettacolari della storia del calcio italiano, con il record di 95 reti messe a segno dai vari Hamrin, Lojacono, Montuori e Petris. I viola, a sei giornate dalla fine, sono in testa a pari merito con i rossoneri, ma incappano in una inattesa sconfitta casalinga contro la Spal, e il Milan torna di nuovo davanti lasciando ai viola soltanto il secondo posto.
Nel 1959-60 è la volta del tecnico argentino Luis Carniglia proveniente dal Real Madrid. La squadra perde un caposaldo, Sergio Cervato, che va alla Juventus. Ed è proprio la Vecchia Signora a piazzarsi prima, davanti alla Fiorentina che, per la quarta volta consecutiva, arriva al secondo posto, i bianconeri battono i viola anche in finale di Coppa Italia.
Il 5 giugno del 1960 il Comitato Organizzativo Mitropa, in coordinamento con le Federazioni Nazionali, ufficializza il calendario della prima edizione della Coppa delle Coppe, torneo riservato alle squadre vincitrici delle rispettive coppe nazionali. Le squadre partecipanti sono le dieci rappresentanti delle principali nazioni calcistiche europee: Austria, Cecoslovacchia, Germania Occidentale, Germania Orientale, Inghilterra, Italia, Jugoslavia, Scozia e Svizzera e Ungheria. La Fiorentina, partecipante italiana in quanto finalista della Coppa Italia vinta dalla Juventus (iscritta alla Coppa dei Campioni), arriva alla doppia finale contro gli scozzesi dei Rangers di Glasgow. Nonostante l’assedio dei padroni di casa, la gara di Ibrox Park del 17 maggio 1961 si conclude con uno 0-2 grazie alla doppietta di Luigi Milan. Nella finale di ritorno a Firenze il 27 maggio 1961 la Fiorentina vince per 2-1 grazie alle reti di Milan ed Hamrin e conquista così la prima edizione della Coppa delle Coppe. Due settimane dopo, l’11 giugno, è in programma a Firenze la finale di Coppa Italia: la Fiorentina stavolta batte la Lazio per 2-0, grazie alle reti di Petris e Milan. La Fiorentina chiude così la stagione 1960-61 mettendo in bacheca due prestigiosi trofei, a dimostrazione di un elevato tasso tecnico e di una guida, quella dell’ungherese Nándor Hidegkuti, saggiamente offensiva.
1961-1968: Hamrin, la seconda finale di Coppa delle Coppe, ancora la Coppa Italia
Il 1961-62 è l’anno della mancata doppietta in Coppa delle Coppe nella finale ripetuta contro l’Atletico Madrid. La squadra, ancora guidata da Hidegkuti, conduce un campionato di vertice e si piazza al terzo posto dietro alle due milanesi. Il centravanti viola Aurelio Milani vince la classifica marcatori a pari merito con il milanista Altafini.
Giuseppe Chiappella, protagonista dello scudetto del ’56 da giocatore, nel 1963 ricopre il ruolo di allenatore viola, fondando un nuovo ciclo a partire dai giovani Brizi e Ferrante, mentre Hamrin stabilisce uno straordinario record mettendo a segno ben cinque gol nella trasferta di Bergamo. Il 1965-66 è da ricordare.
Arrivano De Sisti e Rogora e si affermano Merlo e Chiarugi e soprattutto i viola mettono in bacheca altri due trofei: la Coppa Italia e la Mitropa Cup. In Coppa Italia la squadra di Chiappella batte agevolmente Genoa, Palermo e Catania per poi eliminare anche il Milan a San Siro. L’ultimo ostacolo verso la finalissima è l’Internazionale di Helenio Herrera. Al novantesimo, con il risultato di 1-1, quando sembrano inevitabili i tempi supplementari, su lancio di Castelletti, Hamrin riesce a depositare in rete. La Fiorentina può disputare la sua quinta finale di Coppa Italia. L’avversario è il Catanzaro. La formazione della Fiorentina che all’Olimpico di Roma si aggiudica il terzo successo in questa competizione è la seguente: Albertosi, Pirovano, Rogora, Bertini, Ferrante, Brizi, Hamrin, Merlo, Brugnera, De Sisti, Chiarugi. La stagione non è però terminata, perché il 19 giugno del 1966 la Fiorentina conquista anche la prestigiosa Mitropa Cup battendo al Comunale i cecoslovacchi dello Jednota Trenčín.
1969 - Il secondo scudetto, la Fiorentina Yè-Yè
La stagione tricolore del 1968-69 non vede i viola partire tra i favoriti. A fari spenti la Fiorentina esordisce con una vittoria all’Olimpico contro la Roma di Helenio Herrera. Dopo l’unica sconfitta stagionale contro il Bologna, il successo a San Siro contro l’Inter dà inizio alla galoppata verso il secondo scudetto. Le vittorie della Fiorentina si susseguono e sono tutte ottenute di stretta misura, a testimoniare la pragmaticità e la disciplina tattica della squadra allenata da Bruno Pesaola, un argentino che carica i suoi ragazzi con le canzoni di Peppino Gagliardi. Ci si rende presto conto che la squadra yé-yé, voluta dal presidente Nello Baglini, è cresciuta ed è matura per essere una seria pretendente al titolo. Prima delle feste natalizie si chiude l’anno con un altro successo, sul Palermo, quanto mai opportuno dopo la batosta di Lisbona 3-0 col Vitória Setúbal nella Coppa delle Fiere.
La Fiorentina prosegue il campionato lottando al vertice con Cagliari e Milan. Alla ventunesima giornata i viola travolgono il Vicenza e conquistano definitivamente la vetta della classifica. Dopo la vittoria casalinga contro il Pisa, la Fiorentina giunge a due giornate dalla fine con due punti di vantaggio sul Milan e tre sul Cagliari. Alla penultima giornata i viola sono impegnati a Torino sul campo della Juventus, dove sono seguiti da più di diecimila tifosi. Dopo un primo tempo equilibrato in cui Superchi si distingue per un paio di ottime parate, nella ripresa i ragazzi di Pesaola sferrano l’affondo decisivo con i gol di Chiarugi e Maraschi. Grazie al contemporaneo pareggio del Milan, la Fiorentina, a distanza di tredici anni dal primo scudetto, è matematicamente campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia.
Firenze accoglie festante i suoi eroi: Superchi, Rogora, Mancin, Esposito, Ferrante, Brizi, Chiarugi, Merlo, Maraschi, De Sisti, Amarildo, Bandoni, Cencetti, Danova, Mariani, Pirovano, Rizzo e Stanzial. L’ultima gara casalinga contro il Varese è solo il pretesto per una festa infinita, in un tripudio di bandiere viola, all’interno dello stadio così come in giro per tutta la città.
1969-1980 – La quarta Coppa Italia
Con lo scudetto cucito sulle maglie, la Fiorentina 1969-70, impegnata su quattro fronti, conosce una stagione discontinua che si chiude con il quarto posto in campionato e la qualificazione alla Coppa delle Fiere. I viola onorano la Coppa dei Campioni, dalla quale, dopo una memorabile vittoria a Kiev (che si trovava in Russia all’epoca) davanti a centomila spettatori (prima vittoria di una squadra italiana in URSS), vengono eliminati dal Celtic nei quarti di finale.
Nel 1971 il nuovo presidente Ugolini chiama in panchina il tecnico svedese Nils Liedholm, che recupera alcuni campioni d’Italia del ’69 e inserisce nuovi acquisti (come il centravanti brasiliano Clerici), chiudendo il campionato 1971-72 al quinto posto a pari merito con l’Inter e qualificandosi per la Coppa UEFA. La stagione 1972-73, che si conclude con il quarto posto finale, ancora a pari merito con l’Inter e con un’altra qualificazione alla Coppa UEFA, è quella dell’esordio in serie A di Caso, Roggi e Antognoni.
L’anno seguente Gigi Radice subentra a Liedholm con un calcio aggressivo e spettacolare ma, dopo un fantastico girone di andata, l’inesperienza ed il calo fisico per un gioco troppo dispendioso portano ad un crollo di risultati ed al sesto posto finale. Nel 1974-75 con Mario Mazzoni in panchina subentrato a Nereo Rocco il compito di guidare la squadra nella fase finale della Coppa Italia, trofeo che viene conquistato il 28 giugno 1975 allo stadio Olimpico di Roma vincendo la finalissima contro il Milan, grazie ai gol di Casarsa, Guerini e Rosi. La formazione che scende in campo è composta da Superchi, Beatrice (Lelj e poi Rosi), Roggi, Guerini, Pellegrini, Della Martira, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati.
1980-1990 Dallo scudetto sfumato alla Finale Uefa
L’estate del 1980 segna l’arrivo della famiglia Pontello alla guida della società e la riapertura delle frontiere per i calciatori stranieri. Dopo una sconfitta ad Ascoli, l’allenatore Carosi viene rilevato da Giancarlo “Picchio” De Sisti, che sfiora la qualificazione alla Coppa UEFA.
Nel 1981-82 la viola si rinforza con Graziani, Pecci, Massaro, Monelli, Cuccureddu e Vierchowod. Il campionato fa sognare i tifosi, ma l’illusione del terzo scudetto svanisce all’ultima giornata quando il pareggio viola a Cagliari e la contemporanea vittoria della Juventus a Catanzaro, tolgono alla Fiorentina la possibilità di giocarsi il tricolore in uno spareggio.
Si riparte con Daniel Passarella (capitano della nazionale argentina al Mondiale 82’ e recordman di goal in viola per un difensore con 11 reti in una stagione singola) e una Fiorentina che per tre stagioni rimane nelle zone alte della classifica, arrivano Claudio Gentile e la stella brasiliana Sócrates.
All’inizio della stagione 1985-86 arrivano Roberto Baggio dal Lanerossi Vicenza (mai impiegato per infortunio) e Nicola Berti dal Parma. Altri ottimi giovani del vivaio guadagnano la fiducia del nuovo allenatore Aldo Agroppi il quale, anche grazie a vittorie esaltanti contro Milan, Inter e Juventus ed al successo di Pisa all’ultima giornata, porta la squadra alla qualificazione in Coppa UEFA. Il campionato 1986-87 è quello dell’esordio di uno dei più grandi talenti del calcio italiano. La grande tradizione dei numeri 10 in maglia viola continua grazie a Roberto Baggio, classe 1967, il quale, nonostante un inizio sfortunato per i continui problemi al ginocchio, segnerà la storia di Firenze. Dopo l’esordio contro la Sampdoria alla seconda giornata, tornerà in campo solo nelle ultime partite di campionato segnando il suo primo gol in serie A allo stadio San Paolo in festa per il primo scudetto del Napoli di Maradona. Nel 1987 c’è ancora un cambio tecnico alla guida della squadra. Il presidente Baretti punta sullo svedese Sven-Göran Eriksson che, sulla panchina della Roma aveva messo in mostra un calcio spettacolare. L’arrivo di Dunga e la nuova coppia Baggio-Borgonovo stupiscono tutti e, grazie ad un’ottima intesa, colleziona ben 29 gol. Curiosamente sarà il vecchio bomber Pruzzo, arrivato a Firenze dalla Roma al termine della carriera, a portare la Fiorentina in Coppa UEFA, segnando il gol decisivo nello spareggio di Perugia, proprio contro la sua ex squadra.
La stagione 1989-90 è l’ennesimo spartiacque di epoche sportive viola. Campionato travagliato, molte gare giocate fuori Firenze a Perugia a causa dei lavori allo stadio per i Mondiali e un cammino in Coppa UEFA esaltante, con la Fiorentina che elimina Atletico Madrid, Sochaux, Dinamo Kiev, Auxerre e Werder Brema. In finale contro la Juventus sono gli episodi a decidere la gara di andata vinta dai bianconeri per 3-1. Al ritorno è 0-0 con l’ultima di Baggio prima di passare proprio alla Juventus.
1990-1997 - La quinta Coppa Italia e la Supercoppa di Batistuta
L’inizio dell’avventura della proprietà Cecchi Gori non è facile, la viola retrocede anche in serie B, ma la Fiorentina riprende il cammino verso l’immediato ritorno in serie A grazie al tecnico romano Claudio Ranieri. Toldo, Flachi e Robbiati insieme a Batistuta diventano i protagonisti in particolare nel 1994-95 con l’arrivo di Manuel Rui Costa si consolida un periodo di crescita durato un paio d’anni. La difesa viene rinforzata con la coppia Amoruso-Padalino, il centrocampo trova solidità con lo svedese Schwarz ed in attacco Batistuta e Baiano (con Robbiati pronto a subentrare) si integrano alla perfezione. Il campionato è molto positivo, il trofeo arriva con la Coppa Italia dove la Fiorentina è imbattibile: supera in sequenza l’Ascoli, il Lecce, il Palermo e l’Inter, prima di trionfare sabato 18 maggio 1996 a Bergamo contro l’Atalanta. La quinta Coppa Italia della storia della Fiorentina verrà festeggiata a lungo, sia a Bergamo che, incredibilmente, sino a notte fonda al Franchi, dove gli spettatori, che hanno assistito su un maxischermo alla gara, attendono per ore il rientro della squadra. Il torneo si chiude con un record difficilmente uguagliabile: otto vittorie su otto incontri (di cui cinque in trasferta) con ben 17 gol segnati e soltanto 3 subiti.
All’inizio della stagione successiva, San Siro ospita domenica 25 agosto 1996 la partita che assegna la Supercoppa italiana tra il Milan campione d’Italia e la Fiorentina, detentrice della Coppa Italia. In tutte le otto precedenti edizioni del trofeo, la squadra campione d’Italia ha sempre prevalso. A Milano la Fiorentina sfata questo tabù: dopo dodici minuti Batistuta brucia sullo scatto Franco Baresi e scaraventa in rete da pochi passi. Dopo il pareggio rossonero di Savićević, nel secondo tempo Batistuta, con una perfetta punizione dal limite dell’area, assesta il colpo letale all’avversario. La Supercoppa Italiana è della Fiorentina.
1997-2002 - Le notti di Champions e la sesta Coppa Italia
La “ciliegina” di mercato arriva dal Brasile e si chiama Edmundo, arrivano anche Repka e Torricelli per la difesa, Amor e Heinrich per il centrocampo e in attacco ci sono Batistuta e Oliveira, con Rui Costa trequartista. A dirigere la Fiorentina 1998-99 c’è Giovanni Trapattoni, che conduce la squadra in vetta fino a febbraio, quando Batistuta si infortuna e la saudade carnascialesca di Edmundo completa pesantemente il quadro delle assenze in una fase cruciale della stagione. La Fiorentina arriverà terza, guadagnando il diritto di giocare i preliminari di Champions League. In Coppa Italia i viola vengono sconfitti nella doppia finale contro il Parma allenato dall’ex Malesani, che alzerà il trofeo proprio davanti al pubblico di Firenze.
Nella stagione seguente arrivano Chiesa, Mijatović e Balbo davanti, oltre al rinforzo di Adani e Pierini in difesa. In campionato le cose non vanno per il verso giusto. Tornata dopo trent’anni nella massima competizione continentale, la Fiorentina supera i preliminari battendo i polacchi del Widzew Łódź e supera anche la prima fase a gironi grazie alla epica vittoria di Wembley contro l’Arsenal. I viola si arrendono solo nella seconda fase, nonostante i sette punti ottenuti nelle prime tre gare del girone. Il campionato regala un piazzamento UEFA e soprattutto il record di gol in maglia viola in serie A di Batistuta. Dopo nove anni, Batigol saluta Firenze con la tripletta al Venezia nell’ultima gara di campionato, raggiungendo quota 152 marcature. Anche Trapattoni chiude la propria esperienza in viola.
Per la panchina della Fiorentina 2000-01, la scelta della società cade sul turco Fatih Terim, fresco vincitore della Coppa UEFA con il Galatasaray, il cui gioco spregiudicato piace ai tifosi. In campionato arrivano vittorie di prestigio e la qualificazione alla finale di Coppa Italia, ma l’eliminazione dalla Uefa pesa sul destino del tecnico non amato dalla presidenza. Al posto di Terim arriva Roberto Mancini che ottiene una posizione tranquilla in classifica e vince la sesta Coppa Italia della storia viola. Davanti al pubblico di casa, la Fiorentina pareggia contro il Parma grazie ad un bellissimo gol di Nuno Gomes e si aggiudica il trofeo in virtù della vittoria ottenuta nella gara di andata.
Le difficoltà economiche della società portano però verso il tracollo economico e il fallimento nella stagione succesiva.
2002 – 2010 Dal fallimento alla rinascita
Dopo 76 anni di vita, la Associazione Calcio Fiorentina termina la sua gloriosa esistenza (verrà dichiarata fallita il 27 settembre 2002). Vengono meno tutti i contratti con i giocatori che pertanto sono liberi di cercarsi nuove sistemazioni e accasarsi altrove. Contemporaneamente, giovedì 1° agosto 2002, il sindaco di Firenze Leonardo Domenici fonda una nuova società con il nome di Fiorentina viola rilevata da Diego Della Valle noto imprenditore marchigiano del settore tessile e calzaturiero insieme al fratello Andrea, garantisce così la continuità del football a Firenze. Si riparte senza squadra, senza maglie, senza palloni, senza sponsor e senza una sede, ma con entusiasmo e tanta passione. Gli ingredienti giusti per un’immediata risalita.
La Florentia Viola, con Gino Salica presidente è costretta a ripartire dalla serie C2 con una nuova maglia e una squadra ricostruita da zero. Rimane soltanto capitan Angelo Di Livio. L’inizio è difficile, ma grazie anche ai quasi 20.000 abbonati che spingono i ragazzi di Cavasin, comincia la risalita. Il bomber è Christian Riganò. Per completare il ritorno in A viene chiamato Emiliano Mondonico, subentrato a Cavasin, che con una rimonta straordinaria, porta la squadra allo spareggio contro il Perugia (arrivato quart’ultimo in Serie A). In 180 minuti i viola si giocano i sacrifici del recente passato e le speranze di un futuro migliore, che ora sembra vicinissimo ma che bisogna comunque ancora conquistare sul campo. Sarà Enrico Fantini, uno dei nuovi acquisti di gennaio, a segnare le reti che consentono alla Fiorentina di espugnare Perugia e di pareggiare in casa la gara di ritorno. A tempo di record, dopo meno di 23 mesi dal fallimento, la Fiorentina è di nuovo in Serie A.
La stagione 2005-06 segna l’inizio di un quinquennio ricco di soddisfazioni, contraddistinto dalla presenza di una nuova coppia tecnico-dirigenziale: l’allenatore Cesare Prandelli e il direttore sportivo Pantaleo Corvino. La squadra si compone di talenti come Frey, Fiore, Luca Toni e giovani di qualità e carattere come Manuel Pasqual. Toni si rivela decisivo e contribuisce con 31 gol alla conquista del quarto posto che significa Champions League, ma il terremoto di Calciopoli si abbatte sul calcio italiano determinando lo sconvolgimento della classifica. I viola sono penalizzati di 30 punti e perdono il diritto di disputare la massima competizione europea.
Un altro pesante fardello viene ereditato anche nella stagione successiva, che vede i viola protagonisti di un vero miracolo sportivo. Grazie alla permanenza di Toni ed all’arrivo di Adrian Mutu, i ragazzi di Prandelli, partiti con una penalizzazione di 19 punti (poi ridotti a 15), non si limitano a raggiungere una tranquilla salvezza ma si tolgono la soddisfazione di conquistare un piazzamento utile per tornare in Europa.
Mantenuta sostanzialmente invariata la rosa ampliando il minutaggio di Pazzini, la Fiorentina 2007-08 continua a far sognare i tifosi in tutte le manifestazioni in cui è impegnata. Luca Toni saluta Firenze per Monaco di Baviera e viene sostituito da Pablo Daniel Osvaldo e Christian Vieri. La Coppa Italia sfuma nei quarti di finale ma in Coppa UEFA i viola arrivano ad un passo dalla finalissima, sconfitti ai calci di rigore in semifinale dagli scozzesi dei Rangers. In compenso, due settimane più tardi allo stadio Olimpico di Torino, grazie ad una splendida rovesciata di Osvaldo a pochi minuti dalla fine, conquisteranno i tre punti necessari per disputare finalmente il preliminare di Champions League.
Per la stagione 2008-09, arrivano il peruviano Vargas per la difesa, il brasiliano Felipe Melo per il centrocampo ed il campione del mondo Alberto Gilardino per l’attacco. Dal Partizan di Belgrado viene acquistato anche il giovane talento montenegrino Stevan Jovetić. Il preliminare contro lo Slavia Praga viene superato agevolmente, ma nella fase a gironi il Bayern München e l’Olympique Lyonnais si dimostrano più forti. Ai viola non rimane che il terzo posto nel girone ed il diritto di proseguire il cammino in Coppa UEFA, dalla quale vengono poi eliminati ad opera dell’Ajax. In campionato la Fiorentina è una garanzia e centra per la seconda volta consecutiva la qualificazione alla Champions League. Alla fine, il quarto posto in classifica viene condiviso con il Genoa di Gasperini nei cui confronti i viola sono però in vantaggio grazie anche all’incredibile pareggio di Marassi di metà febbraio, dove una tripletta di Mutu aveva rimesso in equilibrio una gara che li vedeva sotto di tre gol.
Il campionato 2009-10 non riserva le stesse soddisfazioni. A gennaio arriva Ljajić ma partono due bandiere come Dainelli e Jørgensen. All’inizio del girone di ritorno cinque sconfitte nelle prime otto partite pregiudicano irrimediabilmente la classifica, mentre in Coppa Italia l’Inter di Mourinho interrompe in semifinale il cammino dei viola.
Le cose migliori arrivano dalla Champions League. Superati i portoghesi dello Sporting nel preliminare, la Fiorentina vince il proprio girone perdendo la prima partita a Lione e centrando i tre punti in tutte le altre sfide, compresa la doppia vittoria contro i Reds, in casa alla prima del girone e nell’ultima a Liverpool nel mitico stadio di Anfield, sotto una immancabile pioggia e davanti a tremila tifosi viola impazziti di gioia per il goal di Gilardino in pieno recupero. Purtroppo, negli ottavi di finale contro il Bayern München, un incredibile errore arbitrale della terna guidata da Ovrebo a Monaco di Baviera ed una prodezza di Robben a Firenze mettono fine al sogno europeo ed al ciclo di mister Prandelli.
2010-2015 Il 4-2 alla Juventus e la Semifinale di Coppa Italia ed Europa League
Nell'estate del 2012 gli arrivi del nuovo direttore sportivo Pradè, del nuovo direttore tecnico Macia, e del nuovo mister Vincenzo Montella segnano una brusca e positiva inversione di tendenza dopo che il biennio 2010-2012 non aveva prodotto risultati di rilievo costringendo anzi i viola ad una rocambolesca salvezza nel campionato 2011-2012. In campo, l'obiettivo è quello di divertire e far riavvicinare i tifosi alla squadra. A tal proposito il mercato estivo assume i contorni di una vera e propria rivoluzione. Arrivano nuovi calciatori funzionali alla nuova filosofia di gioco incentrata sulla tecnica e sul possesso della palla. Gonzalo Rodríguez, Roncaglia, Savić e Tomović diventano subito colonne della difesa, mentre il centrocampo, le cui chiavi vengono affidate alla sapiente regia di David Pizarro, viene imbottito di calciatori dai “piedi buoni” come Aquilani, Borja Valero, Cuadrado e Matías Fernández. L'attacco viene rinforzato dall'arrivo del marocchino El Hamdaoui e soprattutto dal clamoroso ritorno a Firenze di Luca Toni.
Il gioco tecnico e divertente proposto dalla squadra porta anche risultati immediati. Il piccolo debito con la buona sorte derivante dalla vittoria all'ultimo minuto alla prima giornata di campionato contro l'Udinese (doppietta di Jovetić) si trasforma ben presto in credito, dal momento che la Fiorentina lascia per strada punti importanti in modo sfortunato e talvolta incredibile (vedi pareggio di Parma o sconfitta casalinga con il Pescara subito dopo la sosta natalizia). Ma ormai il solco è tracciato e i viola danno spettacolo anche in trasferta, come testimoniano le otto vittorie esterne, tra le quali spicca quella di San Siro contro il Milan per 3-1. A pochi minuti dal termine del campionato, in un'ultima giornata ricca di emozioni e polemiche, sarà proprio la squadra rossonera a soffiare ai viola il terzo posto in classifica (ultimo utile per la partecipazione alla Champions League), nonostante l'ottimo bilancio finale di 70 punti. La Fiorentina si consola con il ritorno in Europa dopo quattro anni e con il ritorno in campo di Giuseppe Rossi, il forte attaccante italo-americano ancora in fase di riabilitazione, acquistato a sorpresa durante la precedente sessione invernale di mercato.
Proprio “Pepito” Rossi e Mario Gómez, centravanti della nazionale tedesca acquistato dalla Fiorentina nell'estate 2013, sono gli attaccanti sui quali si punta per la stagione 2013-14. Il tasso tecnico della squadra si alza ulteriormente con l'arrivo di Iličić dal Palermo, di Joaquín dal Malaga. I tifosi sognano ed il trio di attacco Cuadrado-Rossi-Gómez promette sfracelli, ma alla terza giornata di campionato il centravanti tedesco si infortuna al ginocchio, mentre il ginocchio di Giuseppe Rossi cede subito dopo la sosta natalizia. Il destino terrà sempre fuori, a turno, almeno uno dei due, e la squadra riesce soltanto ripetere il quarto posto del campionato precedente, con la soddisfazione della memorabile vittoria casalinga del 20 ottobre 2013 contro la Juventus per 4-2 grazie alla tripletta di Giuseppe Rossi.
L'eliminazione dalla Europa League per mano della Juventus e la sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Napoli nella triste serata di Roma contribuiscono ad aumentare i rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato.
La stagione 2014-15 si apre con l'ennesimo infortunio di Giuseppe Rossi al ginocchio destro durante la preparazione estiva. Stavolta il ragazzo dovrà saltare tutta la stagione. La difesa della porta viene affidata al romeno Tătărușanu e per il centrocampo viene acquistato il croato Badelj. Il contributo assicurato da Mario Gómez e dai giovani Babacar e Bernardeschi è saltuario (anche a causa di infortuni) ed i risultati della squadra sono altalenanti. Al mercato invernale la società corre ai ripari e si assicura il prestito di Diamanti e Gilardino dai cinesi del Guangzhou ma soprattutto quello dell'egiziano Salah dal Chelsea. Quest'ultimo si inserisce in maniera istantanea nei meccanismi della squadra e risolve numerose partite con la sua tecnica e la sua velocità. I viola finiranno il campionato al quarto posto.
Ottimo il cammino in Europa League e in Coppa Italia. In entrambi i casi saranno le vincitrici delle rispettive competizioni ad eliminare i viola ad un passo dalla finale: in Italia la Juventus supera la Fiorentina dopo una doppia, combattutissima, semifinale (non ostante la vittoria a Torino nella gara d'andata); in Europa un Siviglia molto pratico, elimina una Fiorentina troppo imprecisa sottoporta, penalizzata anche da alcuni fischi arbitrali nella gara di andata in Spagna.
2015-2019 DA13 per sempre
Il cambio in panchina con l’arrivo di Paulo Sousa e la vena realizzativa di Kalinic, neoacquisto offensivo proiettano la viola in vetta al campionato fino all’ultima giornata del girone d’andata, quando dopo la sconfitta con la Lazio, comincia la fase calante della viola che non riesce a ripetere l’ottimo avvio di stagione dovuto anche alla guida del reparto difensivo della coppia Astori – Gonzalez e della qualità di Borja Valero alla guida delle zone nevralgiche del campo. I viola si qualificano in ogni caso per l’Europa League.
La stagione seguente prosegue incerta tra alti e bassi. Dopo una buona prima parte di campionato ed Europa League, nella seconda fase della stagione arrivano l’amara eliminazione dai sedicesimi di ad opera del Borussia Mönchengladbach (vittoria in Germania ma rocambolesca sconfitta interna per 4-2) e la battuta d’arresto in Coppa Italia contro il Napoli. Alla fine, i viola arriveranno all’ottavo posto in campionato. Si conclude anche il percorso di Paulo Sousa alla Fiorentina che affida la propria panchina a Stefano Pioli. Per lui un ritorno in viola da allenatore, dopo aver vestito la maglia viola tra il 1989 e il 1995.
Arrivano in viola Jordan Veretout, Nikola Milenkovic, Marco Benassi, Cristiano Biraghi, German Pezzella, Giovanni Simeone un percorso di ringiovanimento che porterà Pioli e la squadra viola a sfiorare l’Europa e avanzare fino ai quarti di finale di Coppa Italia.
Ma la stagione sarà ricordata per la tragedia che colpisce il capitano Davide Astori, da quel 4 marzo nulla sarà più come prima.
La stagione 2018-2019 vede i viola alternare un campionato di mezza classifica a una Coppa Italia da protagonista (da record il 7-1 alla Roma nei quarti di Finale): dopo la sconfitta interna con il Frosinone, il tecnico Pioli a seguito di alcune dichiarazioni societarie dà le dimissioni e sulla panchina viola torna Vincenzo Montella. La salvezza arriva matematicamente solo all’ultima giornata. Il percorso in Coppa Italia finisce in semifinale contro l’Atalanta.
2019 - L'era Rocco Commisso
Il 6 giugno 2019 inizia l’era Rocco Commisso (nato a Marina di Gioiosa Ionica nel 1949, emigrato negli Stati Uniti dal 1962). Il calcio è sempre stato protagonista nella sua vita: studia alla Mount Saint Michael Academy aggiudicandosi, grazie alle qualità con il pallone tra i piedi, una borsa di studio alla Columbia University dove si laurea in ingegneria industriale nel 1971. Da lì comincia tutto....il lavoro nelle banche d’affari, l’impegno nella tecnologia via cavo e l’intuizione vincente con la nascita di Mediacom, ora quinta compagnia di telecomunicazioni negli USA. Ma il calcio è sempre nel cuore di Rocco, così come l’Italia.
Così nasce l’intesa con la famiglia Della Valle, che dopo 17 anni, ha ritenuto conclusa la propria esperienza alla Fiorentina. Un’operazione che si svolge in pochi giorni e con la scelta dei vecchi proprietari di cedere il club non al miglior offerente, ma a chi potrà garantire un futuro solido ed appassionato alla società viola, valutando anche la conoscenza e la competenza che Rocco Commisso ha nel mondo del calcio.
L’impatto della proprietà della famiglia Commisso su Firenze, malgrado gli anni difficili del Covid, e la necessità di migliorare la società viola, è incredibile. Si lavora di pari passo sulla parte sportiva, dove si cerca sempre di alzare l’asticella e sugli asset societari. In oltre novant’anni di storia la Fiorentina per la prima volta con dei lavori svolti velocemente nel comune di Bagno a Ripoli, il suo primo centro sportivo dove accogliere la prima squadra maschile e femminile e tutto il settore giovanile. I lavori cominciano nel 2021 e terminano nell’estate del 2023: l’11 ottobre viene poi inaugurato ufficialmente il Viola Park Rocco B. Commisso.
Sul campo la squadra guidata dal tecnico Vincenzo Italiano conquista tre finali in due anni, nel 2022-2023 quella di Coppa Italia dove l’Inter si impone in rimonta per 2-1 all’Olimpico e quella di Conference League, dove il West Ham a Praga rende amarissimo il finale di secondo tempo con la rete di Bowen che annulla il momentaneo pareggio di Bonaventura al rigore di Benhrama. Nel 2024 dopo aver sfiorato nuovamente la finale di Coppa Italia, conquistano sotto la pioggia di Bruges la semifinale di ritorno e il diritto di tornare a giocarsi il trofeo. Ad Atene però l’Olympiakos (dove gioca anche l’ex Jovetic) nei supplementari trova il goal partita che cancella i sogni viola per la seconda stagione di fila. È soprattutto una stagione triste e dolorosa quella della viola che piange l’improvvisa scomparsa del proprio Direttore Generale Joe ‘Giuseppe’ Barone colpito da un grave malore. A lui, che aveva speso incessantemente le sue energie verso il club dal 2019, spostandosi da New York in riva all’Arno per diventare il motore del nuovo assetto societario, viene dedicata la Villa all’interno del Viola Park.